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LA SCOPERTA DEL CONTINENTE - CONSIDERAZIONI SULL’ETA’ DI COLOMBO E SUE CONVINZIONI.

Montserrat León GuerreroEnsayo7 de Marzo de 2016

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LA SCOPERTA DEL CONTINENTE - CONSIDERAZIONI SULL’ETA’ DI COLOMBO E SUE CONVINZIONI

ALDO AGOSTO

Archivo de Genova

RIASSUNTO

  Dopo aver preso in considerazione le prime denominazioni di “Nuevo Mundo” all’epoca della scoperta nell’agosto del 1498, si fa presente che l’Ammiraglio dichiarava in quel tempo la sua età, che qui si considera in base alle sue convinzioni, non solo religiose, ma anche astrologiche, scandite dal numero “sette” e dal “venerdì”, che come egli stesso indica, si riflettono in tutti i momenti più importanti della sua vita.

Parola chiave: Descoperta, Nuevo Mundo, etá  di Colombo.

SUMMARY

    After taking into account the first names of “Nuevo Mundo” at the time  of the discovery of 1498, the author points out that the Admiral stated at that time his age, now under consideration in according to his beliefs non only religiuos but also astrologic, marked by the number “seven” and “Friday” which, as he suggests, are reflected in all the most important moments of his age.

Key words: Discovery, New World, Columbus age

  • Otro mundo, nuevo

    L’inaspettata scoperta della “Terra ferma” nell’agosto del 1498,  costituì subito un complesso di nuovi problemi nella mente dell’Ammiraglio, che solo la sua viva perspicacia riuscì a risolvere, senza incorrere nel pericolo, forse già incontrato, di essere tacciato di eresia [1].

    Infatti Colombo, dopo aver esplorato dal mare la costa di Paria e l’estuario del grande fiume Orinoco, si rese conto subito di essere di fronte ad una vastissima estensione di terra,  come ebbe poi a scrivere:    “Io sono convinto che questa è terra ferma grandissima della quale fino ad oggi non si è saputo[2].

   Si rese conto di trovarsi di fronte a  un nuovo continente [3].

    Tuttavia, a nostro avviso, egli fu ben attento a non andare contro le Sacre Scritture, nonché contro la scienza teorica e speculativa dei dotti del suo tempo che non .parlavano dell’esistenza di un nuovo continente.    Pertanto, per non incorrere nei rigori della Santa Inquisizione, da poco istituita, credette di poter affermare di essere giunto alla zona del Paradiso Terrestre “ammesso dalle Sacre Scritture e dove nessuno può giungere, se non per volere divino”[4], non osando proporre l’esistenza di questo continente.    Come poi egli descrisse, la bellezza straordinaria e la temperatura mite di  quell’ambiente, lo convinceva in tal senso, apparendogli altresì i quattro , rami dell’estuario del grande corso d’acqua, i quattro fiumi dell’Eden biblico[5].    Così infatti avevano scritto i santi studiosi, i geografi e viaggiatori, noti a Colombo come il Cavaliere de Mandeville, secondo il quale il Paradiso terrestre si trovava nell’altro emisfero ed indicando come, per quanto lontano, non era tuttavia al di là dell’Oceano[6].    Colombo infatti credeva di esservi giunto dalla direzione opposta, ad ortus per occasum.

    Ma, scrivendo ai Reali di Spagna, egli affermava subito che “se però quest’acqua non pervenisse dal Paradiso, allora cresce maggiormente la meraviglia, perché credo che non esista nessun altro luogo con un fiume grande e profondo come questo”[7].    Ed analoga prudenza usava nella lettera inviata a papa Alessandro VI

    Nel suo “Giornale di bordo” e nella relazione ai Sovrani, annotava concludendo: “queste terre sono un “otro mundo, nuevo”[8]  e con tale definizione Colombo voleva evidenziare non solo la novità della terra scoperta ed una entità a sé stante,  ma anche  le sue dimensioni[9] .

    Fu certamente Bartolomeo Colombo, fratello dell’Ammiraglio che lo accompagnò nel terzo viaggio, ad indicare per primo quel continente con “Nuevo Mundo”, come si vede in uno dei suoi schizzi cartografici, ritrovati in un codice fiorentino[10].    E tale espressione fu certo impiegata sin dai primi tempi della scoperta  anche da Amerigo Vespucci [11]  mentre  nulla attestava, in allora, l’indipendenza delle terre americane dal continente asiatico[12].

    Pietro Martire d’Anghiera, contemporaneo di Colombo, non esitò ad intitolare la sua opera “De Orbe Novo”, in suo onore[13] .

    L’intitolazioine di “Mundus Novus” la ritroviamo ben presto  adottata nella cartografia del continente sud americano, solitamente indicante la parte dell’attuale Venezuela.

    Tra le prime rappresentazioni., va citato innanzitutto il planisfero membranaceo, opera di Nicolò Caverio, genovese, e parente dei cugini di Cristoforo; detta carta è riconosciuta come uno dei documenti cartografici più preziosi non anteriori al 1502 e dove, in riferimento all’arcipelago delle Antille si dice essere state scoperte da Cristoforo Colombo[14].   Da questo deriva direttamente la carta a firma di Giovanni Matteo Contarini, stampata a Firenze nel 1506 con le nuove terre scoperte; la carta marina portoghese ,del 1501  al nord ovest del continente reca i nomi di “Terra Nova” ed al disotto “Terra Sanctae Crucis”[15] quindi due mappe del 1508 di Johannes Ruysch, con l’indicazione “Terrae Sanctae Crucis sive Mundus Novus”[16] ed una carta del 1527 eseguita dal genovese Visconte Maggiolo dove, nell’America meridionale sta scritto “Terra Nuova discoperta per Chistoforum Columbum, Januense”[17]. Ed ancora nel mappamondo di Diego Ribeiro del 1529 si legge “Terra Ferma”, relativa alla zona di Paria, contigua al Nuovo Regno di Granada e al Regno della Castiglia de Oro, ma anche indicante l’estensione del continente[18] .

La carta da navigare del portoghese Luis Teixeira, rinvenuta nel sec. XVII reca il titolo di “Mundo Novo”e “Tierra Firme; infine, il planisfero di Sebastiano Münster del 1532, dove il nome ormai acquisito di “America” è seguito ancora da quello di “Terra Sanctae Crucis”[19]; il planisfero di Gerolamo Bordone del 1534.

    Colombo dette subito grande importanza alla scoperta del Continente, del quale prendeva ufficialmente possesso in nome dei suoi Sovrani il 1° agosto 1498, aggiungendo al titolo di Grande Ammiraglio del Mare Oceano, anche quelli di “Viceré perpetuo delle Isole  e della Terra Ferma dell’Asia e delle Indie”, non appena gli furono concessi dai Reali il 28 maggio 1493 [20].  A Bartolomeo venne concesso il titolo di “Adelantado de India y Tierra Firme

    Nella sua insegna araldica al terzo inquarto, nel mare con le isole, volle figurasse, in basso,  anche la Terra Ferma .    Le cinque ancore da lui apposte nell’ultimo inquarto stavano ad indicare la sua dignità di Grande Ammiraglio del Mare Oceano, ma anche ad imitazione degli Henriquez, che erano già stati Ammiragli di Castiglia[21] .

   Per Colombo un altro mondo non rappresentava un concetto  solo geografico, ma anche escatologico[22] .

Agli occhi dell’Ammiraglio era la “Terra Nueva” e il Nuovo Cielo di cui  parlava il Profeta Davide e che terminava  :”. . . et fines orbis terrae verba eorum. . .” ove si fa riferimento ai confini del  mondo [23].   Mondo che egli scoperse come protagonista, ma anche in qualità di semplice strumento della Divina Provvidenza, come ebbe anche a scrivere alla nutrice dei principi reali[24].    A lui era  stato permesso infatti di giungere fino ad allora nessun uomo mortale era più stato dopo la cacciata dei Progenitori.

    Egli si sentiva non soltanto l’oggetto, ma il centro di alcuni vaticinni,  anche quelli che riguardavano le sorti finali, non molto lontane dell’umanità[25].  Tutto ciò che scopriva e osservava era già stato scritto, egli l’ha sempre saputo attraverso le Scritture Sacre.

   Secondo Colombo, in una lettera ai Reali  durante il suo terzo viaggio nel 1501, “I Profeti in ciò che scrissero, impiegavano differenti modi di dire, ponendo talvolta il futuro al posto del passato ed altre volte il passato al posto del futuro[26] .

 Infatti, l’Abate profetico calabrese del Duecento Gioachino da Fiore,  da lui citato due volte  nel suo “Libro de las Profecias”[27],  riteneva che gli antichi Profeti della Bibbia “ ex parte videbant et ex parte prophetabant et nos adhuc ex parte videmus et hoc ipsum per speculum et in enigmàte”.

    E nella cronologia da Adamo a Cristo del Vangelo di Matteo, riportata da Gioachino, le generazioni sono scandite dal sette e il settenario: ”Ab Adam usque ad Jacob fuere generationes viginti una (3 x 7 = 21), ab Jacob ad Christum generationes quadraginta duae (7 x 6 = 42).    Similiter ab Ozia usque  ad Christum generationes viginti una (7 x 3 = 21) et a Christo usque ad tempus tiranni  sicut tenet opinio, quasi quadraginta duae” (7 x 6 = 42), ossia nei suoi multipli [28].

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