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Il Sodoma


Enviado por   •  21 de Febrero de 2014  •  1.541 Palabras (7 Páginas)  •  331 Visitas

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Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, nato a Vercelli nel 1477 , è stato un pittore collocato a cavallo tra il tardo Rinascimento e il Manierismo. La domanda che si son posti in molti sono il per-ché dei suoi numerosi soprannomi che oltre al Sodoma era anche conosciuto come Mattaccio.

Il Vasari, ci racconta che il Sodoma viene chiamato in tal modo perché “il suo stile di vita era li-cenzioso e disonorevole e ha sempre avuto attorno giovani imberbi per questo si è guadagnato il so-prannome del Sodoma, ma invece di vergognarsi, si vantava di questo, tramite strofe e versi che ve-nivano cantate con l’accompagnamento del liuto.”

Un'altra versione riguardo all’origine del suo soprannome, si deve al suo primo periodo di perma-nenza a Siena. Il Nostro, usava spesso sollecitare i suoi allievi in dialetto piemontese, dicendo loro “So’ doma” ovvero “Su, andiamo”.

Ci vien detto che veniva soprannominato Mattaccio, perché il suo stile di vita era molto sfarzosa, amava vestirsi in modo un po’ pacchiano. Come si può notare dall’autoritratto che ritroviamo nell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Nel quale si ritrasse con sontuosi abiti, acquistati da un gentiluomo lombardo fattosi frate, e con ai piedi due tassi ammaestrati e un corvo “parlante”. In parte per questo motivo e in parte perché quando si ritrovò ad affrescare l’Abbazia, chiese di non essere disturbato fino a lavoro concluso, chiudendosi così in una stanza. I monaci lo assecondarono. E una volta entrati nella sala, a lavoro terminato, il Sodoma fa ritrovare affrescate donne nude dan-zanti. Motivo per cui i monaci si infuriano. Ma il nostro in realtà , divertito, li rassicura e disegna dei vestiti sui corpi nudi delle donne. Riscuotendo così successo tra i monaci, e procurandosi il nuovo soprannome di “Mattaccio”.

A soli tredici anni, nel 1490 i genitori, lo portarono presso la bottega del pittore Giovanni Martino Spanzotti, artista piemontese minore nell’ambio della tradizione piemontese-lombarda. Ma il Nostro, rimane molto influenzato in modo particolare da Leonardo da Vinci e da Raffaello. Il suo ap-prendistato durò all’incirca sette anni.

Qualche anno dopo, nel 1501, si stabilì a Siena, città che diventerà poi la sua nuova patria, perché qui realizzerà la maggior parte delle sue opere. In Toscana, avranno un forte ascendente su di lui il Pinturicchio e il Signorelli.

Tra il 1503 e il 1504, il Sodoma è alle prese con diversi pannelli di affreschi nel convento di Sant’Anna in Camprena. Per la quale realizza “Scene di vita di Sant’Anna” e

la “Moltiplicazione dei pani e dei pesci” .

Qui il complesso delle rappresentazioni figurate, ha delle composizioni molto regolari e bilanciate, gli atteggiamenti delle figure e i paesaggi in lontananza, risentono molto dell’influenza di Perugino.

Grazie a questi affreschi, il Bazzi ci dimostra di essere a conoscenza della situazione pittorica del centro Italia.

Successivamente, dal 1505 al 1508, il Sodoma lavorò nel chiostro grande dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, riprendendo il lavoro precedentemente interrotto da Luca Signorelli. Gli affreschi del Chiostro riguardano una serie di diverse scene della vita di San Benedetto. Il contatto con l’arte del Signorelli, portò il Nostro alla ricerca di una maggiore ampiezza formale, anche se, in qualche scena, appare già pienamente realizzato quel suo caratteristico ideale di bellezza femminile forse eccessivamente languido che, spesso lo portò ad accedere nel suo sentimentalismo. Le storie di San Benedetto a Monte Oliveto Maggiore, ci rivelano anche il suo temperamento e le sue qualità di affabile e schietto narratore, ancora legato alle tradizioni naturalistiche ed intimistiche del Quat-trocento piemontese-lombardo. Altra particolarità è il modo in cui riesce a rappresentare in modo devoto e umile la quotidiana realtà. Oltre ai personaggi, che sono rappresentati con grande sponta-neità e ricchezza di inventiva, realizzando ritratti che riescono quasi a trasmettere la garbata ironia del pittore stesso.

Il Sodoma con questo ciclo di affreschi, realizza una delle più importanti testimonianze della pittura italiana dell’epoca rinascimentale. La disposizione delle scene segue il racconto di San Gregorio Magno, nel Libro II dei Dialoghi. Nell’affresco di “Come Florenzo manda male femmine al mona-stero” , possiamo notare come il Nostro, rappresenta un magnifico scenario architettonico. La scena presenta le persone divise in due gruppi: a destra le giovani donne, alcune danzanti e sulla sinistra i monaci con San Benedetto. Questo affresco è considerato uno dei migliori, poiché possiamo ammi-rare notevoli influssi leonardeschi.

Qui il Sodoma ci rappresenta con grande monumentalità, il gruppo principale di Benedetto e quello dei cavalieri e degli armati tra i quali spicca il magnifico cavallo. Nello sfondo troviamo monumenti di Roma e il ritratto del Signorelli, di Leonardo da Vinci e di Raffaello.

In questo affresco il Sodoma ci rappresenta nello sfondo la città di Norcia nella cui piazza si scorge un impiccato.

Sulla parte destra dell’affresco sono presenti due asini, uno dei quali ha solo le zampe posteriori.

Terminati gli affreschi di Monte Oliveto nel 1508, il Sodoma, si recò a Roma su invito del banchiere Agostino Chigi. Qui lavora per Papa

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