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GERARDO DIEGO


Enviado por   •  2 de Marzo de 2013  •  4.171 Palabras (17 Páginas)  •  401 Visitas

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Nei primi del Novecento si assistette in Europa al sorgere di numerose avan-guardie letterarie. La fine della prima guerra mondiale, la prima che avesse visto coinvolte tutte le maggiori potenze del mondo, e che si concluse con il crollo del granitico impero Austro-Ungarico e la presa di potere in Russia dei Bolscevichi, ge-nerò nelle coscienze la necessità di rompere con i modelli di un passato percepiti, ormai, come obsoleti e anacronistici, incapaci di riflettere il mutamento che la guerra e tutte le vicende a essa correlate avevano prodotto in chi la guerra l’aveva vissuta in prima linea o semplicemente l’aveva subita. Così, mentre la consueta immagine del mondo e della società, e lo stesso assetto mondiale, venivano posti in discussione e completamente ridisegnati, straordinari sviluppi della scienza e della tecnica permet-tevano una sempre più veloce circolazione delle idee (si pensi alla diffusione delle radio a partire dal 1920 o alle prime trasmissioni televisive della BBC nel 1927). Nell’arte e nella letteratura le avanguardie, che si fecero portavoce delle istanze di cambiamento, sentendo l’esigenza di dare al loro operato una motivazione ideologi-ca, cominciarono ad affidare alla loro produzione un messaggio non solo di rottura col passato ma anche di denuncia e di rinnovamento. Il fenomeno, che interessò tutta l’Europa ma anche l’America, in Spagna si tradusse, essenzialmente, nell’ultraismo, nel creazionismo e nel gruppo dei 27. Poiché, tuttavia, il fenomeno delle avanguardie non fu localizzato in un solo paese ma ogni realtà nazionale, in base alla sua storia e al suo background culturale, espresse a suo modo il proprio desiderio di rinnovamen-to e andò alla ricerca del suo modo di liberarsi da una tradizione vissuta come un pe-sante fardello, un vero intralcio alla libertà di pensiero e di espressione, il decennio che seguì la fine della prima guerra mondiale trasformò parte del mondo in un grande laboratorio di idee che circolavano e che a volte si mescolavano aprendo nuove e i-naspettate opportunità espressive. Fu così che gli utraisti e i creazionisti divennero presto noti e apprezzati in Francia, dove il surrealismo di Andrè Breton, importato poi in Spagna, avrà un influsso indiscutibile su quel fenomeno letterario che andrà sotto il nome di “generazione del ‘27” e di cui di Gerardo Diego fu uno dei più bril-lanti interpreti. Prima, però, di affrontare la poetica dieghiana ci sembra utile tratteg-giare, per lo meno ad ampi tratti, il periodo storico e culturale all’interno del quale il santanderino svolse la sua attività di poeta, chi furono e se ci furono delle personalità che lo ispirarono più di altre, e quali rapporti ebbe con l’élite artistica dei suoi tempi. Solo così, infatti, potremmo capire meglio la profondità e l’originalità dei suoi versi.

Iniziamo dunque col dire che né l’ultraismo, né il creazionismo furono dei ve-ri e propri movimenti con una loro coerente attività programmatica e neppure corren-ti estetiche dotate di un vero supporto creativo o di un fondamento ideologico, così come avvenne, invece, per il surrealismo francese; si trattò, infatti, più che altro di un nutrito gruppo di individui uniti dall’esigenza di dar voce in modo spontaneo a nuove istanze creative. Nonostante la mancanza di un programma ben preciso, però, anche gli avanguardisti spagnoli erano spinti tutti dalle stesse motivazioni: svecchiare e ri-voluzionare la parola, adottare nuovi criteri stilistici, rompere con la vecchia arte na-turalista, superare l’individualismo modernista e convogliare le energie verso una “creazione” individuale da declinare a seconda della personalità dell’artista.

Punto di partenza per quelli che verranno definiti gli “ismi” spagnoli fu il manifesto futurista di Marinetti pubblicato nel 1909 sulla rivista “Prometeo” da Ra-món Gómez de la Serna (1888-1963), considerato l’inventore del genere letterario noto come la “greguería” ; quello, infatti, fu l’inizio di una lotta contro il passato e la tradizione a favore dell’affermazione di un pensiero libero nella sostanza e nella forma. Da lì a poco, non a caso, prese forma l’ultraismo un movimento che si propo-se di andare “al di là” senza una rotta o una meta specifica. Fondatore dell’ultraismo, che deve il suo nome al manifesto “Ultra” apparso nel 1918 sull’omonima rivista, fu Guillermo de Torre (1900-1971) - autore di alcuni libri di poesia e di critica, ma an-che direttore e collaboratore delle principali riviste spagnole d’avanguardia del tem-po. Nel manifesto dell’Ultraismo, apparso per la prima volta nel 1918, si leggeva: «Dichiariamo la nostra volontà di operare per un’arte nuova che trasformi l’evoluzione in atto nelle lettere spagnole. Rispettando l’opera delle grandi figure di quest’epoca, sentiamo il desiderio di superare le mete che esse hanno raggiunto e proclamiamo la necessità di un “ultraismo”, di un aldilà giovanile e liberatore». Qualche anno dopo, nel 1921, Jorge Luis Borges (1899-1986), riassumendo nel suo manifesto Ultraísmo i caratteri del movimento, sintetizzerà egregiamente i tratti del movimento parlando di «riduzione della lirica al suo elemento primordiale: la meta-fora», di «eliminazione delle frasi neutre, dei nessi, degli aggettivi inutili», dell’ «a-bolizione degli orpelli ornamentali, il confessionalismo, l’anedottica, le prediche e l’oscurità ricercata» e, infine, «della sintesi di due o più immagini in una, per favorire lo sviluppo della sua capacità allusiva».

A causa della mancanza di una vera e propria tensione morale, però, l’Ultraismo esaurì in breve tempo (durò, infatti, fino al 1924) la sua fiamma, ma la sua esperienza non fu affatto vana, considerando che la tensione che ne aveva gene-rato le istanze trovò Oltreoceano, nei paesi americani di madrelingua spagnola, nuovi interpreti e nuove sedi di accoglimento. Fu così, infatti, che dalle ceneri dell’ultraismo prese le mosse il creazionismo del cileno Vicente Huidobro (1983-1948), che avrà un ruolo determinante nella formazione poetica dieghiana; Huidobro viene ricordato non solo per essere il teorico del movimento ma anche per essere uno dei personaggi più vivi e discussi di tutte le avanguardie storiche di lingua spagnola. Nel suo primo libro El espejo del agua (1916), la lirica programmatica Arte poetica chiarisce l’irruenza di una personalità difficile da arginare e annuncia al mondo il nuovo credo:

Por qué cantáis la rosa, ¡oh Poetas!

Hacedla florecer en el poema;

Sólo para nostro

Viven todas las cosas bajo el Sol.

El Poeta es un pequeño Dios.

Trasferitosi a soli 23 anni a Parigi,

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