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Consejerìa Cristiana Efectiva

Giovannidibari7 de Mayo de 2012

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Divorzio

Peccato imperdonabile ?

Indice

1. Introduzione

2. Il matrimonio

3. Il divorzio

4. Prevenire è meglio che curare

5. Conclusione

1. Introduzione

Mi trovo a scrivere di un argomento per il quale non provo nessun interesse. Lo faccio per necessità di cose, visto che all’interno di un divorzio mi sono trovato mio malgrado: è il mio. E spesso, purtroppo, (lo rimprovero a me stesso!) si diventa sensibili o interessati a molte problematiche soltanto quando ci riguardano in prima persona.

Io stesso non provavo alcun interesse per le questioni matrimoniali e, preso com’ero dalla dottrina e da uno studio più profondo della Parola di Dio, avvertivo pochissimo o nessun interesse per un argomento per me così semplice. La mia idea era che due cristiani si sposavano, avevano figli insieme, obbedivano alla Parola di Dio e servivano Dio di comune accordo sostenendosi a vicenda.

Ma cosa accade quando questo non succede?

Non ci avevo nemmeno pensato. Era una domanda che non mi ero posto, finché non mi sono trovato immerso in prima persona in un profondo dramma familiare.

Voglio giustificare o peggio legittimare il divorzio Bibbia alla mano? No. Ma vorrei argomentare la facilità con la quale del matrimonio si sottolinea una sola qualità: la sua “indissolubilità”, a danno di tutte le altre.

Sono certo che l’argomento venga troppo spesso e frettolosamente liquidato con un lapidario:“il matrimonio è uno e per sempre”, solo quando non vi è un coinvolgimento personale in seri problemi coniugali.

Bisogna essere protagonisti di un divorzio per capire di quale lacerante evento nella vita di una persona stiamo parlando; questo è particolarmente vero se quella persona è un cristiano: tutta l’intera esistenza viene messa in dubbio per un crollo dalle fondamenta di ogni certezza. Il divorzio è uno dei più grandi fallimenti possibili per un cristiano e porta con sé una inevitabile crisi di identità, spirituale e religiosa. Tutto viene rimesso in discussione e succede proprio mentre si perde la persona che è stata il punto di riferimento, il coniuge e - se ci sono figli e non si è genitori affidatari - mentre ci si trova di colpo allontanati anche dagli affetti più cari. D’un tratto in chiesa vieni guardato in modo strano. E se non è così, si ha lo stesso l’impressione che sia così. Ci si sente soli, abbandonati, confusi; increduli per quello che sta accadendo; persi nei meandri di liti e discussioni continue con l’ex coniuge; in mano agli avvocati, che vedono le cose in maniera fredda e distaccata; mentre amici comuni si schierano; mentre sempre più spesso ci si ritrova soli con il proprio dolore e, per evitare di dovere raccontare e spiegare tutto a tutti, si preferisce isolarsi ancora di più.

In mezzo a tanti guai ci sono anche dei confratelli che cambiano marciapiede quando ti vedono o se ti passano vicino fanno finta di non vederti; o peggio abbassano lo sguardo per non salutarti.

In quei momenti, come quando porti in te un cancro, ti chiedi: perché a me? E non trovi risposta.

Poi, ciliegina sulla torta, vengono quelli che sanno tutto e ti dicono che devi tornare con il tuo ex coniuge o Dio non perdonerà mai il tuo peccato.

Con questo peso in cuore una persona che sta divorziando – perché in Italia il dolorosissimo processo del divorzio dura oltre 3 anni, nella migliore delle ipotesi! – si trascina avanti senza meta, come persona e soprattutto come cristiano.

Eppure chi scrive, con altri che possono testimoniare di essere usciti fuori dalla schiavitù della droga, dell’alcol, ecc… può dire di avere ritrovato nella Parola di Dio la gioia del peccato perdonato e della libertà assoluta che solo Cristo può dare.

Ringrazio il Signore per la sua immensa grazia e per il suo perdono. Ringrazio il Signore perché Lui è il mio giudice e nessun uomo!

Nelle pagine a venire esporrò la mia comprensione della questione matrimonio e divorzio come ne ho letto nella Parola di Dio.

2. Il matrimonio

Cos’è il matrimonio?

In Italia ci sposiamo con rito civile e con rito religioso. Dopo questa prassi, due persone di sesso opposto si dicono sposati, hanno contratto matrimonio.

Civilmente il matrimonio è un negozio giuridico. Due persone concordano di sposarsi, di dare vita ad una nuova azienda che è la famiglia e per farlo in maniera pubblica e con impegno formale, si sposano. Si concordano le regole di questa famiglia: coabitazione, amore, fedeltà; si stabilisce tralaltro la durata di quest’accordo e si concorda che vincola le parti “vita natural durante”, cioè, se più ci aggrada una definizione familiare a tutti: “finchè morte non ci separi”.

La legge dello stato italiano consente il divorzio. Da poco tempo, visto che il Paese, in stragrande maggioranza cattolico – mia personalissima opinione, che ritengo comunque che il lettore non potrà non ritenere priva di ovvio fondamento! - ha subito l’influenza della dottrina cattolica, che per eccellenza su tutte le altre confessioni cristiane afferma l’indissolubilità del matrimonio.

La posizione del cattolicesimo nella visione del matrimonio, vale la pena ricordarlo, è solo all’apparenza simile a quella delle confessioni di fede non cattoliche. Infatti è doveroso ricordare che il matrimonio è per la chiesa romana un sacramento. Il concetto stesso di sacramento non trova molto spazio nelle chiese protestanti o non cattoliche in genere. Troppo lungo e inutile discutere sul significato di una premessa all’apparenza così semplice che invece risulta in una differenza tanto marcata.

Mi si consenta di avanzare l’ipotesi che l’opinione delle chiese evangeliche italiane sull’importanza dell’indissolubilità del matrimonio sia influenzata anche dalla cultura cattolica del nostro Paese. Insomma, non difendendo ad ogni costo l’indissolubilità del matrimonio, c’è forse la paura di far sembrare le nostre chiese e la nostra morale spiritualmente inferiori a quella cattolica?

Cos’è il matrimonio nella Bibbia, nostro metro di comportamento e regola di vita?

Una cosa voglio farla subito: demolire una certa concezione del matrimonio.

Vogliamo riflettere un attimo?

Se si dovesse applicare la concezione monolitica e assolutamente teorica del matrimonio sostenuta da molti cristiani oggi:

- Adamo ed Eva non si sarebbero mai sposati.

Infatti non hanno mai contratto matrimonio davanti ad un ministro di Dio. Non hanno mai contratto matrimonio civile. Il loro matrimonio consistette nella loro unione fisica.

Oggi sarebbero due conviventi!

-Abramo era sposato a Sara. Quest’ultima però non poteva avere figli, quindi Abramo ebbe dei rapporti sessuali con la sua serva per assicurarsi una progenie.

Oggi Abramo sarebbe un adultero, perché ebbe dei figli con una donna che non era sua moglie! E per giunta, consenziente la moglie!

Del resto Abramo non aveva mai contratto matrimonio con Sara, né civilmente, né religiosamente. Era un convivente?

- Giacobbe ebbe molte mogli. Ma allora quale era la moglie vera? Poteva essere una soltanto e le altre erano “amanti”. O no? Non poteva produrre nessuna documentazione ufficiale circa nessuno dei suoi supposti matrimoni. Forse oggi lo avremmo semplicemente definito un uomo dissoluto. Che opinione avreste voi del vostro vicino se sapeste che ha 5 mogli e che con ognuna ha qualche figlio?

Lo stesso vale per Davide, che aveva più mogli. Per Salomone. E così via.

Questo non per screditare il matrimonio, istituito e voluto da Dio proprio alla creazione dell’uomo e della donna; bensì per scuotere, per dare uno scossone alle certezze di alcuni che liquidano spesso molte questioni semplicemente rapportando l’universo al loro microcosmo.

Dio è molto più elastico ed accomodante degli uomini. E spesso i religiosi vogliono essere più attenti di Dio all’applicazione della Sua Legge o di quella che ritengo avere compreso, interpretato, come tale.

Non voglio dare una definizione di matrimonio. Voglio che il lettore prenda coscienza di quella che è la sua idea. Sarebbe troppo facile per lui assentire o dissentire. Rifletta invece e tragga le conclusioni su cosa lui crede sia il matrimonio. Lascio volutamente un po’ di spazio in questo foglio perché egli stesso aggiunga per iscritto la sua definizione di matrimonio prima di proseguire nella lettura.

Il matrimonio è…

Perché non scrivo cosa penso io del matrimonio? Perché vorrei che il lettore, specialmente quello che a priori considera il divorzio come una violazione della legge di Dio, si accerti di avere capito di cosa sta parlando, cioè sappia cos’è veramente il matrimonio. Se non sa cos’è il matrimonio e non riesce a darne una definizione, gli chiedo di non essere poi così rigido circa le sue posizioni su certi argomenti, senza avervi attentamente riflettuto.

La Bibbia non ritiene il matrimonio indispensabile. Il cristiano è completo senza bisogno del matrimonio. Lo scrive Paolo[1] in quel famoso brano dell’epistola ai Corinzi che più avanti esamineremo in dettaglio. Però il matrimonio è un rimedio per coloro che non riescono a contenersi e vogliono una vita sessuale regolare. L’unione legittima, tra uomo e donna, oltre ad avere questo valore pratico, viene innalzata dalla Scrittura ad una dignità tale da essere raffigurata come un tipo dell’unione fra Cristo e la Chiesa[2].

Per dirsi tale, un matrimonio deve essere in possesso dei seguenti requisiti:

• Deve avvenire fra un uomo e una donna.

Premessa che non

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